Nome:
Icròs
Cognome: A’Erdna
Residente: Imhorazòn (ridente cittadina famosa per la fertilità delle sue
valli) conosciuta come la nuova culla della conoscenza, governata dall’
“Ordine” un gruppo di saggi di cui si tiene celato ogni membro ed ogni
attività, nessuno se ne preoccupa perché in città sembra che le cose vadano per
il meglio.
Razza: lontanissimo discendente degli Aasimar, più umano che
celestiale, dai tratti somatici che per genetica recessiva hanno sviluppato le
tipiche caratteristiche degli Aasimar, i suoi genitori sembrano semplici umani.
Segni caratteristici: capellì grigio-argento, eterocromia, occhi sinistro blu
e destro oro, corporatura robusta ed atletica,
alto 175 cm, piccolo tribale alla destra del volto, leggerissima
cicatrice che divide il sopracciglio sinistro ed arriva fin sulla gota. Sembra
molto più giovane degli anni che dimostra. Sguardo penetrante, e profondo, specchio
del suo animo, spesso pare perdersi nei suoi pensieri ed il suo sguardo sembra
scrutare un punto lontano nel passato. Se lo si osserva con attenzione ci si accorge del “Possete” spirito, ascoltando la sua voce si viene rapiti dalla
profondità delle sue parole. Rapportarsi con lui non è semplice, esercita su se
stesso un perenne controllo di parole e gesti, e da molta importanza al
significato delle parole che vengono pronunciate e di ogni gesto che viene
compiuto.
Carattere: Introverso, e molto riflessivo, una latente insicurezza (a causa
del suo aspetto, oramai superata con la maturità). Amante della solitudine preferisce i luoghi
silenziosi, socievole ma non di compagnia. Determinato a riscattarsi. Compassionevole
e pronto nel mettersi al servizio, ma al contempo quasi spietato con chi se lo
merita. Un caratteraccio che affiora ogni tanto quando i suoi freni inibitori
sono allentati da una bevanda particolare ereditata dalla famiglia, o dall’
alcool; si impone Autocontrollo
ineccepibile per non svelare il suo vero essere. Infine curioso a tal punto da mettersi spesso
nei guai.
Lavoro, Hobbies, ed
attività:
Lavora nei campi con il padre ed i fratelli, la loro famiglia è una dei tanti piccoli
produttori di frumento della città di Imhorazòn, lavoro duro che da soddisfazione, ha donato
al ragazzo un fisico scolpito, ama il lavoro faticoso che sfianca. La scuola
non fa per lui, è la sua famiglia che gli insegna le basi del: leggere,
scrivere e far di conto, ma è per sua curiosità insaziabile che inizia ad
accrescere le sue conoscenze tutto da solo, spesso pensava quanto sarebbe stato
bello lavorare in una biblioteca. Finito il lavoro nei campi dedica il resto
del suo tempo alla lettura di antichi manoscritti che prende in prestito alla
biblioteca, ogni argomento è di suo gusto e si interessa un po’ di tutto! Nei
giorni liberi passa il tempo passeggiando nella natura tornando a casa sempre
con qualche souvenir, piantine, pietre strane, oggetti bizzarri che trova e di
cui non sa nulla.
Coltiva un hobby abbastanza bizzarro, coperto in uno di quei stranissimi libri che legge, un’antichissima arte, un tutt’uno tra il
percorso l’opera e quello dell’artista, similitudine della vita e del suo
scorrere, necessario cambiamento per non soccombere, mutamento e miglioramento.
L’ arte del Bonsai che cerca di portare la magnificenza immortale della natura all’interno del labile vivere quotidiano.
Backgroud:
“… ricordate che quello che sono è solo l’evoluzione di quello che son
stato! Posso dire con soddisfazione di aver trovato la felicità su questa
terra, e, finalmente ho la risposta alla domanda che un giorno mi spinse a
partire:
“Chi sei?”
Cronache di un Piccolo Avventuriero.
“Più conosci…, più conoscerai te stesso”
Avevo appena finito di leggere quel libro ad alta voce, lo facevo
sempre, scolpìì dentro di me quelle parole finali, stavo per rigirarmi quel libro tra le mani
per annusarne il profumo l’ultima volta prima riportarlo in biblioteca.
A lei piaceva molto quel rituale, se lo gustava, poi scostandosi un poco
per attirare la mia attenzione aspettava che posassi il mio sguardo nel suo.
“Tu, chi sei?” mi chiese, “Sono Icròs” risposi velocemente, “Quello è il
tuo nome, ok…, ma Tu, veramente chi
sei?”
Avevo sempre evitato quella domanda, avevo paura di dargli risposta, “..
veramente… io… non lo so…”
Lei mi sorrise, avvicinò la sua mano alla mia guancia e l’accarezzò, un
bacio, “Non aver paura, lo scopriremo insieme” solo lei sapeva leggermi nel
cuore.
Tutto ciò che era successo subito dopo stava tornando
con un’ impeto travolgente, quel terribile peso di nuovo tornava per
straziarmi! Mi svegliai gridando dal
dolore. Erano le prime luci dell’alba e l’ultima stella del mattino ancora
splendeva indicando la strada ai viaggiatori. Ci volle un po’ per riprendermi,
quando la coscienza riprese controllo del corpo mi accorsi di tenermi con forza
il volto nella mano sinistra, tutto il dolore di quella cicatrice ardeva di
nuovo, si era rinfiammato durante il sonno, durante il sogno. Cercai nella tasca interna della
giacca la mia bevanda speciale e ne feci una sorsata, come per magia il dolore
sparì. Raccolte le forze, mi alzai scrutando l’orizzonte … “Ah finalmente!!!” Riuscivo a
vedere, ancora tre giorni di cammino e sarei arrivato al luogo della Prova.
(luogo del raduno dove inizierà l’avventura, pensaci tu master)
Ripresi il cammino, la strada era lunga, segnata e sicura, ogni mio
pensiero però rivolto al passato, solo tre
cose di cui non potevo fare a meno avevo messo nello zaino.
-Una piantina stranissima che avevo raccolto anni prima e che mi dava molte soddisfazioni,
sembrava assecondare i miei desideri, non avevo mai dovuto potarla e cresceva
solo quel poco e nel modo in cui me la immaginavo, aveva un qualcosa di
speciale oltre il colore delle fogli e del tronco. ( legno nerissimo e foglie argento,
pianta magica? Scoprirò nel corso della storia essere il rarissimo LegnAcciaio).
-La ricetta speciale della nonna, una sorta di medicina che è in grado
di far calmare il dolore (che in realtà è la ricetta grezzissima dell’elisir,
mitica bevanda, semplici ingredienti di facile reperibilità, se mai nel corso
della storia troverò qualcuno che conosce la magia per rendere la bevanda
un’Elisis me lo faccio creare. In questa
forma ne sono dipendente perché la miscelo al 50% con alcool, in realtà sono
un’analgesico dipendente, ma tutti pensano sia solo alcool).
-Una pietra dai riflessi multicolori di cui ancora non so nulla che
porto dietro come portafortuna (qui il master si può sbizzarrire con la
fantasia) Erano alcuni mesi che avevo lasciato tutto, e solo da una settimana
mi sentivo il cuore pieno di speranza per aver intrapreso il cammino di
rinascita, solo una cosa mi spaventava, “Quando per la stanchezza mi
addormentavo!”
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Un lampo ed un boato esplose tra loro,
li scagliò lontano, un mantello bianco era al loro posto, cercai di rimanere vigile
ma persi i sensi.
Quando mi svegliai, non riuscivo a muovermi, avevo tutto il corpo intorpidito
dal sonno e dal dolore, inoltre ero coperto da bende strettissime che di certo
non mi permettevano di muovermi come volevo. “Dov’ero? Eleisewin? Me l’ero
cavata e qualcuno ci aveva salvati? Chi era quell’uomo col mantello?” mi
riempivo di domande a cui non sapevo rispondere… Cosa era successo? La tensione saliva ed avevo il fiato corto, per
cui cercai di rilassarmi respirando profondamente, con calma riuscìì a sedermi
e mi guardai attorno. La stanza era piccolina, ci entrava appena il letto su
cui ero disteso, una sedia ed una mensola stracarica di libri. Dei Passi! Qualcuno
stava arrivando! “Eleisewin sei tu?” Gridai, “ho ho, bene, immaginavo ti
saresti svegliato” una voce profonda parlò da dietro la porta che si aprì
mostrando le spalle di un’ uomo indaffarato a trasportare qualcosa. Appena si
girò notai subito il vassoio pieno di cibo, poi mi soffermai sul suo aspetto
sembrava un uomo di 40 anni dall’ aspetto molto curato e rassicurante. Non
sembrava un’ uomo qualsiasi, si respirava nella stanza l’immensa esperienza che
possedeva. “Saziati poi andremo dalla ragazza!” mi appoggiò il vassoio sulle
gambe e si sedette sulla sedia li vicino, si mise comodo e mi chiese il nome,
chi ero e da dove venivo, mentre mangiavo gli raccontai di me… di Eleisewin… e
dell’agguato… Lui mi disse di come ci aveva trovato, li in difficoltà, mai avrebbe
potuto abbandonarci, non se lo sarebbe perdonato. Tramite una magia piombò come
un fulmine tra loro scaraventandoli a
terra con una potenza esplosiva, pensava di essere arrivato troppo tardi, “Ma fortunatamente non era così!” e sorrise.
“Quindi sei un mago?” chiesi, “Si! E non solo! Credo che tu stia meglio ora,
Forza andiamo!!!” Aiutò ad alzarmi, e mentre mi metteva un mantello sulle
spalle chiese “Come hai detto che si chiama la ragazza?”, “Eleisewin”, “Bene”;
“Stiamo uscendo?”, “Non è qui in casa?”; “No”.
Mentre mi sosteneva sottobraccio uscimmo, eravamo nel fitto del
bosco e casa sua sorgeva in una piccola
radura rischiarata dal sole, “Come ti chiami?” provai a chiedere con riverenza,
“Sparviere”, “Allora, Grazie, Sparviere” e ci incamminammo in silenzio.
Arrivammo ad una radura che riconobbi subito, era quella dove ci piaceva
molto stenderci a leggere, ma qualcosa era diverso… ai piedi di un’ albero un
piccolo cumulo ricoperto di fiori mi mostrò la dura verità… era li che
Sparviere intendeva farmi incontrare la mia amata Eleisewin… corsi disperato su
quel cumulo, mi accasciai al suolo ed iniziai a piangere e singhiozzare,
battevo i pugni in terra, non era vero, non ci credevo, le lacrime mi lavavano
il volto, sembrava non finissero, provai a gridare dal dolore ma un roco sibilo
uscì dalla gola, disperazione, solo disperazione provavo in quel momento, più
piangevo più il dolore aumentava, più aumentava il dolore più piangevo.
Con una delicatezza soprannaturale Sparviere si avvicinò a noi, e
tramite la magia incise sull’albero il nome di Eleisewin con caratteri antichi,
magnifici! Nulla poteva darmi conforto, niente riempiva il vuoto che mi
lacerava, solo a sera sembrava avessi finito le lacrime, ero stremato a tal
punto che Sparviere dovette riportarmi in spalla in casa, pian piano in me la
letargia prese il sopravvento, ero il solo responsabile della sua morte, non me
lo sarei mai perdonato, Mai…
Sparviere la sapeva lunga, conosceva ogni oscuro segreto della città di Imhorazòn, perché era lui
che se ne prendeva cura e faceva in modo che la giustizia vegliasse sulla
città, Io ed Eleisewin eravamo stati coinvolti in qualcosa di più grande di noi,
e purtroppo avevamo perso tutto…
Non poteva vedermi in quello stato per cui si prendeva cura di me, e
cercava in ogni modo a provocarmi, a farmi uscire dalla letargia, un giorno
prese il discorso, “Se avessi la possibilità di vendicarti sui vostri
aggressori cosa faresti?” Non gli diedi risposta… “Li uccideresti?”
“Probabilmente non ne sarei in grado…” “E se io ti dessi il potere, le
conoscenze e la forza per farlo, cosa faresti?”; “…” “chiederei giustizia, ma
non sarei capace di uccidere…”; “Bene, bene, bene, non potevo aspettarmi meglio
da te!!! Diverrai mio allievo ed io ti darò il potere di proteggere le persone,
inoltre quando sarai pronto farai il Voto del Bianco, in onore di Eleisewin, di
modo che lei sia sempre al tuo fianco”. Avevo perso l’amore, ma avevo trovato
qualcuno che aveva seminato in me la fiducia e la speranza, potevo riscattare
il mio errore!
Passai 3 mesi ad allenarmi come difensore imparando l’arte dello scudo e
della spada, inoltre Sparviere si accorse di una mia predisposizione alla magia
bianca, ma lui non volle insegnarmi nulla di magia diceva sempre che ce ne
sarebbe stato il tempo, la mia famiglia mi credeva scomparso, o morto, e Sparviere
suggeriva tener nascosti tutti gli eventi a costo che la sua famiglia lo
credesse morto. Lui avrebbe risolto la delicata vicenda della morte di
Eleisewin, della Prescelta, solo lui poteva farlo, lui conosceva i membri dell’
”Ordine”. Una notte, feci visita a casa, ma stranamente non trovai nessuno, avevano
lasciato un messaggio in bacheca caso mai fossi tornato a casa in loro assenza
“Siamo in visita alla nonna, ci trovi li, ti vogliamo bene” piansi lacrime
amare mentre sceglievo le uniche cose di cui avevo bisogno, solo alla mamma non
potevo mentire per cui lasciai un bigliettino nel barattolo della farina,
“Grazie, vi voglio bene anch’io, non preoccupatevi”. Il giorno dopo Sparviere
mi parlò in dettaglio del Voto del Bianco, per onorare il patto non avrei
dovuto in tutta la mia vita falciare una vita nemmeno per errore, per onorare
il patto un perenne, piccolo, martellante dolore avrebbe percorso le mie membra,
nessun dolore sarebbe stato forte quanto quello di aver perso Eleisewin, per
cui accettai senza remore!!!
Ma in realtà quel dolore per un ragazzo come me era insopportabile per
cui decisi di abituarmi pian piano facendo ricorso alla medicina della nonna e
all’alcool, di cui ne divenni dipendente! Tre settimane dopo Sparviere mi
ritenno pronto per la “Prova” e partii! (la prova me la darai tu master?
Secondo sparviere la prova è l’avventura che vivrò)
(x il master) Allora il Background
finisce qui, spero di averti incuriosito dato che non ho dato spiegazione di
alcune cose… se sei interessato le svilupperò oppure lo farai tu nel corso
della storia. :D :D :D
ecco i link delle imagini: http://ashforge.deviantart.com/art/Aasimar-concept-162185784
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